giovedì 31 maggio 2012

Percorsi su isole immaginarie







Ho sempre pensato ai libri come a percorsi su isole immaginarie.

Non avevo una grande vita sociale da bambina: preferivo i romanzi agli amici, i pomeriggi di pioggia alle uscite domenicali.
Ora senza amici non sono, e soffro guardando la pioggia.
Restano, però, sul comodino, i fedeli compagni senza i quali non riuscirei ad avviarmi per viaggi notturni.

Alcuni sono guru per i momenti di tristezza e riflessione: “Amare nella libertà”, “Siddharta”, “Le città invisibili”, “L’uomo ad una dimensione”. Ho avuto l’ardore di rileggerne uno solo: degli altri non voglio sporcare il ricordo.
“Il cammino dell’uomo” l’ho iniziato e quasi finito d’un fiato, seduta su una panchina in un pomeriggio disteso, dopo la pioggia.
Dai tempi di “Ebano” Kapuscinski mi indica il cammino: “Ho dato voce ai poveri” mi ha letto nel pensiero, “Viaggi con Erodoto” mi ha fatto le carte e ora attendo il responso di “Autoritratto di un reporter”.

“Il Dio delle piccole cose” attende, paziente, che lo riprenda in mano, per perdermi di nuovo in quelle atmosfere da fiaba a metà.
“Lessico Familiare” mi implora, maestro esigente, ma temo il giudizio di quelle conversazioni ovattate in stanze dense di sentimenti.
“Marco Polo non c’è mai stato”, “The Great Gatsby” e “Les Mémoires d’Hadrien” mi fanno compagnia, assieme al “Castello dei destini Incrociati” in queste sere di inizio estate, flebili antidoti al sonno che arriva.

Prima di riprendere il cammino mi domando, vi domando, perciò:

-     Qual è il libro che consigliereste al vostro migliore amico?

-          Quale quello che rileggereste?

-          Quale quello che “sarebbe ora vi decideste a leggere davvero?”


Ed ora, buon viaggio, qualunque sia la vostra meta…


martedì 29 maggio 2012

“ARE YOU HAPPY?" parte I






Straordinario lavoro di ordinaria amministrazione nello studio di un amico dei genitori, strada senza uscita in questo inferno di crisi.
“E ora obiettivo famiglia!” sentenzia il padre, giacca Boggi blu, Blackberry e mini Montblanc nel taschino, le tappe della vita come una lista della spesa.

Ventotto anni, Laura era bella, ricca e infelice.
Personaggio di secondo piano nella storia della sua vita: abbandonate le lettere classiche si era laureata in giurisprudenza, seguendo il consiglio dei suoi.

Tipico ruolo di una brava ragazza di buona famiglia.
Inevitabile, forse. O forse no.




7 Giugno 2012, volo AF 578.

Laura Parte: prima volta oltre Europa, donna sola, naturale bersaglio di critiche e timori.
Eterna bambina ventottenne, parte, per una volta non ragionevole.
Irremovibile, non baratta l’avventura con l’ordinaria tranquillità. Stanca dell’adulto sguardo codardo che uccide il riflesso di terre lontane, i suoi occhi adolescenti vogliono vivere un sogno.

Adesso o mai più. E per una volta, credici.
L’ansia non la sfiora, la paura non la afferra, niente la ferma.
Questa volta parte davvero: uno sguardo amico le ha indicato la strada.


(… continua….)

sabato 26 maggio 2012

Itinerario immaginario in una villa romana

                                                                               Roma, 2012




Un mascherone ci accoglie, custode di stemmi: fa la boccaccia, indicando la strada.

Una rampa di scale conduce al piano superiore: nel 1650 vi avremmo sorpreso un pittore del paesaggio e uno sculture. Seminascosta, una scritta in francese incuriosisce: bisognerà rispolverare la storia della Repubblica Romana per capirne il significato.

Una sala ospita sculture che insegnano: crescita individuale, prove di vita, amor sacro e amor profano, costruire una nuova umanità e riscattare le nostre esistenze. Anche Freud è passato di qui, traendo ispirazione da una giovane velata.

Amor vincit omnia et nos cedamus amori : le parole di Virgilio per spiegare la scelta coraggiosa di un cardinale, che rinunciò alla toga per seguire il suo cuore.
Intanto, Paolo Giordano Orsini ci osserva: viaggiatore, esploratore, uomo controcorrente.
Abbandonata una Madonna acefala e contemplato un imponente Diocleziano, usciamo: ci aspettano altre storie.

Che ne dite del furto del delfino della fontana della lumaca o di un cipresso calvo che in ottobre si tinge di rosso? O di una piccola isola in mezzo al lago, rifugio per uccelli migratori o per viandanti sedentari?


Ma il tempo stringe: è ora di andare: protagonista è il giardino, rivoluzionaria sintesi di orti agronomici, cortili segreti, teatri, archi e palazzi. Uno degli uomini più amati e detestati d’Italia vi faceva jogging, prima di essere fermato da giardinieri armati di forconi. Un leader stravagante venuto dal Sud vi ha soggiornato, preferendo tende e amazzoni a palazzi e case sugli alberi.

Una chiesa, una biblioteca, viottoli, prati, un lago, persino un bistrot Radical chic dove godersi un buffet bio, prendersi il thè delle 5 o cenare al chiaro di luna.


Beh, avete capito, no?
Armatevi di fantasia, scarpe da ginnastica e di una cartina: a Roma, in via Aurelia Antica, Villa Doria Pamphili vi aspetta.



mercoledì 23 maggio 2012

Essere, tutti insieme, il cambiamento

                                                           Napoli- Palermo, Nave della legalità


Violenza, criminalità, sangue.

Parole nel silenzio, la crisi e l’etica, idee che sopravvivono.
Dignità, condivisione, responsabilità, legalità, forza di scegliere.
Valori condivisi, coraggio di lottare, voglia di cambiamento.

Essere, tutti insieme, il cambiamento.

Non avere paura di avere paura.
Vivere la vita fino in fondo, non sprecare neppure un momento.

Andrea ha diciotto anni, spera di diventare giornalista, e ha il coraggio di scrivere.
Sara ha dodici anni, vuole fare la cameriera, e non ha mai avuto paura.
Melissa aveva sedici anni, andava a scuola, e aveva voglia di vivere.
Giovanni aveva cinquantatre anni, faceva il magistrato: aveva, come tutti gli uomini, paura.


23 maggio 1992. Capaci. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Dicillo, Rocco Montinaro.

23 Maggio 2012. Palermo. Migliaia di persone, insieme, per non dimenticare.



“Gli uomini passano, le idee restano.
Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.

                                                                                       -Giovanni Falcone-


lunedì 21 maggio 2012

And so it is...

                                                                                           IC 597

“And so it is, just like you said it would be
Life goes easy on me…Most of the time”

                                                           - Damien Rice
                                                           “I can’t take my eyes off you”-
                  

Giornata piovosa, melanconica.
Una bimba accanto a me: colora. Guarda il signore dall’aspetto asiatico seduto di fronte.
Seguendo la direzione degli occhi di lui, prende il suo gattino di peluche e gli domanda: “Vuoi curarlo?”

Sorrido, in questa giornata grigia.

Ho visto “Closer” ieri sera, per la seconda volta, anche se non guardo mai un film due volte.
Parla di amore, ma solo a metà.
Dentro, insicurezza, voglia di verità, difficoltà di guardarsi, tristezza di scoprirsi fragili, volubili, incapaci di spenderci per ciò a cui davvero teniamo.

Non sapere cosa davvero si vuole, e (forse) non volerlo sapere.
Antidoti contro la solitudine o compagni di vita, seminare pezzi di sé o custodirsi al riparo dei turbamenti. Coraggio di scegliere E forza per rinunciare.

“Si chiama Robin: L’ho scelto io. Ho scelto lui anche se non sta in piedi da solo.”
 Spiega la bambina al signore.
L’avevo detto che sarebbe stata una giornata di pensieri…

sabato 19 maggio 2012

Brindisi, 19 Maggio 2012




                                             Brindisi, 19 Maggio 2012 (La Repubblica)


Andare, ora, fuggire e correre per le strade, correre senza meta.
Gridare, ora, urlare a Dio: “Aiutaci”, scagliarsi contro il destino e gli dei.
Domandare "perché?".

Rabbia, Rassegnazione, tristezza, sconforto, senso di impotenza.
Volontà di cambiamento, di rivincita…

Ma c’è una “rivincita” contro una morte così?

"Partire...?"


                                                                    Umm Qays, 2009

“Un viaggio non ha bisogno di motivi: non ci mette molto a dimostrare che basta a se stesso”
 -Nicolas Bouvier  la Polvere del Mondo-


Il vento soffia: è tempo di lasciare gli ormeggi, di prendere il largo.
Perché partire?
Per fuggire, per ritrovarsi, per necessità o per inseguire un sogno.
Per smaltire un bagaglio di nostalgia, per distinguere meglio le cose, per conoscere nuove terre o imparare a capire quelle di sempre. Per riscoprire il passato, incontrare il futuro, sfidare il presente o semplicemente cogliere l’attimo.
“Non si parte quando si parte: si parte prima, molto prima”
Ha scritto qualcuno su questo blog. E, in effetti, è proprio così.


Perciò ecco qualche (spero utile) suggerimento.

Punto primo: un accordo con voi stessi.
Fissate una data e un obiettivo: “entro quel giorno comprerò il biglietto”.

Punto secondo: pillole di pazienza e determinazione. Specialmente nei i viaggi inusuali, stravaganti, disorganizzati, vi saranno prospettati scenari apocalittici, rischi insormontabili e sarete accusati di sfidare la sorte. Siate pronti a perorare la vostra causa.

Punto terzo: "il soldo".
Alla soglia dell’esplorazione, raramente si trova qualcuno pronto a finanziare l’impresa.
Chi vorrebbe, del resto, assumersi la responsabilità di ipotetici rapimenti in India, avvelenamenti da nutrie in Costa d’Avorio, lavori forzati nei campi di lavoro cinesi?
A meno che non si disponga di un parentame illuminato o di un genio della lampada, il costo del viaggio può essere un problema. Ma non tanto quanto si pensi.
A meno che il vostro obiettivo non sia un resort cinque stelle sul Mar Rosso o una spa superlusso sulle montagne Himalayane, in molti paesi extraeuropei la vita costa molto meno di quanto crediate: in Asia, Africa e America Latina si vive (bene) con 12 euro al giorno (vitto e alloggio compresi) .
La questione sarà, piuttosto, un’altra: l’arte del risparmio pre-partenza.
Per un paio di mesi dimenticatevi scarpe, borse e vestiti (colorati) in offerta, sostituite due cene con un happy hour, uno spettacolo all’Argentina con un teatro alternativo, il cinema nei weekend con la proiezione del mercoledì. Armatevi di pazienza (inversamente proporzionale alla grandezza della città dove vivete) per cercare mostre, eventi e spettacoli gratuiti[1].

Risparmiare non è facile: ma si può fare, soprattutto se sul biglietto c’è scritto Bangkok.

Punto quarto, il più dolente…Ovvero l’arte di adattarsi e di arrangiarsi.

Rinunciare a cannelloni, lasagne e polenta e alle loro seduzioni?
Siete disposti a separarvi dal cuscino ergonomico che allieta i vostri sonni?
Siete pronti a sperimentare puzzolenti wc alla turca e a sfidare virus intestinali?
Credete nell’apprendimento veloce di dialetti impronunciabili e nella sublime arte del farsi capire a gesti?

Queste saranno probabilmente le vicissitudini che vi attenderanno.
Pensate che un viaggio valga tutto questo?

Allora non vi resta che mettervi alla ricerca. L’estate è vicina, e le proposte sono tante: campi di lavoro, viaggi di volontariato, scambi culturali e vacanze ecosostenibili: viaggiare in modo diverso si può! [2]
Perciò Occhi aperti, incuriositevi, cercate, scoprite…
Vedete? Siete partiti di già…


[1] NB. Stanotte è la notte dei musei di Roma: fino alle 2 si entra gratis!
[2] Per campi di lavoro e progetti di volontariato date uno sguardo a siti come www.yap.it , www.sci-italia.it , www.scambieuropei.tesionline.it, http://www.worldwidehelpers.org/projects. Per spostarsi:  www.seat61.com (nave e treno), www.skyscanner.it , www.volagratis.com (aereo).

mercoledì 16 maggio 2012

Partita a scacchi...con una città


“Partita a scacchi…con una città”
“Se ogni città è come una partita a scacchi, il giorno in cui arriverò a conoscerne le regole possiederò finalmente il mio impero”
                                                      - Italo Calvino “Le città invisibili”-


Non sono brava a dama, figuriamoci agli scacchi, la mia mente ha logiche sue e non cerco imperi: mi accontento dei reami.
Però sono un’osservatrice: le regole devo conoscerle. E con le città mi piace giocare.
Dopo un viaggio, a Roma tornerò sempre: so di aver scoperto un trucco, uno in più.

Non riuscirò mai a vincere la partita, ma voglio spingermi oltre, tentare di  guardare aldilà…
Dal buco di una serratura.

Quando ho visto che c’era San Pietro a farmi l’occhiolino ho capito che non era stata una serata sbagliata: uno a zero per me, un altro tassello al mio mosaico.
Poco più in là, un giardino: alberi di aranci, Eden nascosto agli occhi dei più.
Non provate a coglierne i frutti, toglierete solo la poesia. Piuttosto, spingetevi aldilà del muro di cinta, incamminatevi nel vialetto a ciottoli e chiudete gli occhi, solo un istante.
Poi riapriteli, e allargatevi il cuore: compagna accogliente o calda meretrice, itinerario d’incanto o gorgogliante labirinto, Roma vi guarda, senza mai lasciarsi davvero guardare.

Chiudete gli occhi, di nuovo, stavolta un po’di più.
Riuscirete, forse, a strapparle un sorriso.

Ps. Per ulteriori informazioni: Colle Aventino, piazza Cavalieri di Malta, civico 4.

lunedì 14 maggio 2012

"Can I seat here, by your side?"


                                          Amristar,Gennaio 2012


E’di legno il braccialetto che porto al polso, composto da tanti piccoli pallini, quasi un rosario.

C’era scritto “friends”, ma le lettere sono state cancellate, spazzate via dall’uso, dall’acqua, dall’egocentrismo di altre esperienze che hanno ricacciato in soffitta questo incontro.


Amritsar, 19 gennaio 2012
Can I seat here, by your side? My name is Gyan”.
Sono le cinque e mezza, il cielo è grigio, fa tanto freddo.

Non ero preparata a queste temperature: pensavo che l’India fosse un paese caldo, roba da mosche e zanzare, non maglioni di lana e fuochi a bordo strada.
Sento le palpebre come macigni. Ho sonno. Mi sono alzata presto, troppo presto, perché non voglio perdermi la cerimonia. Il sole si fa attendere, la voce dei guru comincia a farsi sentire, ma il loro canto non mi riscalda: seduta sul bordo della vasca d’acqua sacra, mi chiedo cosa ci faccio qui.

Nel tempio d’oro, c’è pochissima gente: non è tempo di turisti.
“Take it: it’s for you: we are friends now. What’s your name?”.
Gyan avrà 30 anni, turbante rosso e kurti bianco.

Cammina a stento: lo vedo zoppicare mentre si avvicina sorridendo. Mi si siede accanto: ha una busta in mano. La apre e mi regala un braccialetto, poi comincia a raccontare, nel suo inglese stentato: della sua vita, della sua ragazza, delle sue difficoltà.

Ma i miei occhi sono tristi, il mio cuore stanco: non ho voglia di ascoltarti, Gyan, mi dispiace.

L’ho lasciato andare, questo incontro, ho lasciato che Gyan si allontanasse dal mio campo visivo, il suo turbante rosso che scompariva in lontananza.
Gambe incrociate, gli occhi chiusi, ho lasciato che i mantra cullassero il mio cuore.

Ed ho pianto.

Nei due giorni successivi, tante volte ho cercato Gyan, con gli occhi e col cuore, tra le mura del tempio. Non l’ho più trovato.

Il suo braccialetto, però, è sempre con me.

giovedì 10 maggio 2012

Cosa ci impedisce di realizzare i nostri sogni?


Cosa ci impedisce di realizzare i nostri sogni?

Tempo fa trovai una lista di “cose da ricordare”: incuriosita, la copiai, convinta che sarebbe servita, un giorno.


1) Qual è la cosa che amavi di più fare da bambino?

2) Quando sogni ad occhi aperti, che sogni fai?

3) Se dovessi scrivere un libro, di cosa scriveresti?

4) In quale area, in che modo pensi di poter aiutare gli altri?

5) Secondo i tuoi amici cosa sei bravo a fare?

6) Scava nei tuoi ricordi e pensa ad un momento nel quale ti sei sentito davvero felice…[1]



Una settimana fa è nato questo blog, piccolo grande sogno realizzato.
Finalmente mi sono detta Just do it. E per una volta, credici.



[1] Article Source: http://EzineArticles.com/3084030

mercoledì 9 maggio 2012

Miniatura (zoologica) romano-milanese


Dalla regia mi consigliano di abbandonare il lirismo che mi contraddistingue per abbracciare nuove metodi creativi…Ovvero l’autoironia.

Miniatura (zoologica) romano-milanese

Bus a metano verde fiammante: da brava romanaccia in vacanza non ho il biglietto.
Salgo lo stesso, sperando nella buona sorte. Ma il grillo parlante della mia coscienza mi assale: più martellante di una zia ottantenne logorroica, più appiccicoso di un pata fix, uccide sul nascere ogni mia velleità da novella fuorilegge.
Mi guardo attorno, circospetta, e domando: “Qualcuno ha un biglietto da vendermi? Non ho fatto in tempo a comprarlo”.
Bugia…Fortuna che il Signore è misericordioso. Ma i controllori no.

Metodo Montecarlo: chi più rapidamente mi offrirà l’agognato cartoncino arancio?
Tre contendenti si fanno avanti. Ad aggiudicarsi in premio il mio più intenso sorriso è un distinto signore dall’aria tipicamente milanese: completo Boggi, ventiquattrore, ipad, Ipod e auricolare.

Il burro cacao al lampone e l’aria da (finta) brava ragazza pagano: il mio salvatore in blu mi ha offerto la corsa, alla faccia dell’inospitalità grigia di Milano.

Buon pomeriggio, da un freccia bianca, in rotta verso Sud.

martedì 8 maggio 2012

Parole in libertà


Parole in libertà

Il mondo dentro un bicchiere: la realtà che ci sorregge, ci opprime, o ci tiene a galla, in funzione del livello di acqua che decidiamo di versare: Mezzo o pieno o mezzo vuoto?
Dipende dalla lunghezza e dall’intensità dello sguardo: soprattutto, dipende da noi.

Cielo, e nuvole aquiloni.
Portate dal vento o guidate da un filo tirato da un bambino che le muove divertito?

Un puzzle di forme concentriche: nostra la scelta della sagoma. Non tanto nostra la scala di priorità nel riempire gli spazi.

Metafore di vita o parole visionarie? Tutto dipende dal punto di vista, diceva qualcuno…

Buona giornata, un po’ in ritardo, oggi.

                                                                                                     Lille, 2010
                                                        

lunedì 7 maggio 2012

Attenzione agli imprevisti:fonti di guai o occasioni di nuovi incontri?


“Attenzione agli imprevisti: fonti di guai o occasioni di nuovi incontri?”



Elena ha sempre odiato i lunedì mattina.
I rimpianti per un weekend privo dell’agognato riposo, la lista dei buoni propositi per la settimana, le scartoffie che la attendono in ufficio.

Borsa di finta pelle grigia al braccio, occhiali Ray Ban per nascondere le occhiaie (ieri notte ha visto quattro puntate di “How I met your mother”), sente di aver dimenticato qualcosa. Tipico, e il treno sta per arrivare.
Si è scordata la trousse a pois bianchi e viola (adora i colori, specialmente se fuori moda) sulla scrivania, ed ora è certa che la sua giornata andrà a rotoli. Cerca di consolarsi richiamando alla mente l’oroscopo letto di fretta, ingurgitando un caffè al ginseng (in tazza grande, macchiato freddo, mi raccomando), sfogliando il giornale gratuito distribuito in metro (perché non si può non essere informati).

“Attenzione agli imprevisti: fonti di guai o grandi occasioni di nuovi incontri?”.  Criptico, come sempre. Nuovi incontri: al massimo una vecchietta ansiosa di raccontarle la storia della sua vita.

Elena sale sul treno: grazie al cielo, per il momento, nessun anziano all’orizzonte.
Rapido sguardo di ricognizione per accaparrarsi un posto: “Posso sedermi?”.
“Si, certo. Bella giornata, vero?”. Le sorride un ragazzino…

domenica 6 maggio 2012


Direzioni, deviazioni…E possibilità.

Un’amica, compagna di viaggi interiori, mi ha scritto: “Essere tagliati per un lavoro, seguire un percorso: abbiamo tutti un pre-determinato posto nel mondo. Forse. O forse no”.
Dove stiamo andando, dove vorremmo andare e, soprattutto, perché?
Si può cambiare direzione? Fino a quando? Come si può cominciare a camminare nella giusta direzione?

In India, il tempo mi ha concesso il lusso di fermarmi.
Spalle al muro, senza impegni non miei, deadlines da rispettare e lavori da preparare, ho fatto i conti con direzioni ordinarie e con “naturali convergenze di potenzialità”.
E mi sono domandata cosa davvero mi renda felice.

Tornata in Italia, mi sono scontrata con porte chiuse, obiettivi che non si realizzano, strade apparentemente giuste che si dimostrano non percorribili. Sconfortata e arrabbiata, ho pianto.

Poi ho cambiato prospettiva: le occasioni mancate sono diventate opportunità, le strade sbarrate deviazioni ricche di possibilità.
Nelle ultime settimane ho letto sei dei dieci libri che volevo leggere da anni, ho fatto lunghe chiacchierate con amici dei quali sentivo la mancanza, mi sono concessa esperienze che rimandavo da troppo tempo. Ho smesso di mandare applications per lavori ai quali sentivo di non appartenere, mi sono sottratta alla sindrome del “non essere abbastanza brava per fare qualcosa” e ho ricominciato a scrivere.

Dopo tanto tempo e tanti viaggi sono tornata a casa.

Oggi sono a Verona: terzo weekend di un laboratorio di scrittura di viaggio: sto lasciando che la mia vita prenda direzioni inaspettate…E mi accorgo di essere profondamente felice.
Buona giornata…E buona domenica.

venerdì 4 maggio 2012

Città invisibili...


Avete mai letto le “Città Invisibili” di Italo Calvino?

Se non lo avete ancora fatto, questo è il momento. E’ un viaggio inaspettato nella nostra fantasia, nelle città nascoste dentro di noi, sulle strade dei nostri pensieri.
Ho sempre pensato che la nostra città preferita fosse lo specchio delle nostre caratteristiche, la trasposizione dei nostri desideri e delle nostre affezioni segrete: ho sempre pensato che analizzando tale città si potesse capire qualcosa in più di noi stessi.

Perché ad una strada affollata preferiamo un giardino? Perché evitiamo i centri commerciali per andarci a rintanare in un minuscolo negozietto di abiti vintage? Perché ai rumorosi locali di tendenza preferiamo i caffè dall’aria bohémien (o viceversa)?



… Immaginate la città dei vostri sogni.

Concentratevi, chiudete gli occhi e richiamatela alla vostra mente.

E’ una grande metropoli o un piccolo paesino di montagna?
Ci sono piazze dove sedersi ai caffè o locali sulla spiaggia pieni di giovani avventori?
Grattacieli o ordinate villette a schiera? Piccole stradine o grandi viali alberati?
Bambini che giocano per strada o vecchietti seduti a ricamare sull’umanità che scorre davanti ai loro occhi?
Dopo aver memorizzato i tratti salienti della vostra città immaginaria, ora tornate sulla terra, aprite il vostro atlante, o accendete il vostro computer, se preferite… Avete trovato la vostra meta?


Intanto, nell’attesa di ascoltare i vostri racconti, vi descriverò la mia.

Damasco si erge su un cammino di sogni, sorge all’orizzonte apparendo tra sabbie portate dal vento. E’ una città piena di ricordi, animata, impazzita, ingarbugliata in tralci di edera e illuminata da infinite lucine che guidano esitanti passanti per le vie della città vecchia. Damasco è una città da fiaba, uscita dall’isola che non c’è per regalare a noi poveri mortali un barlume di sogno.

Damasco è mercati affollati, bazaar d’altri tempi, colori intensi e profumi ineguagliabili. Damasco è l’odore dello zenzero, il sapore del caffè arabo, la dolcezza del miele che ricopre i biscotti venduti agli angoli delle strade. Damasco è un sogno in bilico su una difficile realtà.

 Perché proprio Damasco mi abbia tanto affascinato in verità non saprei spiegarlo.

Guardando dentro me stessa e tracciando i confini della mia città da fiaba, forse ho capito che il miracolo non avviene nelle mura o per le strade di un ipotetica terra visionaria: piuttosto, sono i suoi abitanti ed i nostri compagni di viaggio a fare di ogni città un sogno…

E voi, allora, dove traccereste i percorsi dei vostri desideri segreti?
Fin dove vorreste gettare lo sguardo?
Se un ipotetico genio della lampada vi offrisse un biglietto di sola andata per un luogo della terra, dove vi porterebbe il vostro cuore?

giovedì 3 maggio 2012

"I must be gone and live or stay and die"

                                                    
“I must be gone and live or stay and die”   
-William Shakespeare-



Comincia così questo blog, un po’ per caso, un po’ per determinazione, un po’ perchè certe volte sembra destino che le cose avvengano.
Comincia così, semplicemente, perché troppe parole mi stanno ultimamente vagando per la testa, ed ho bisogno di un aiuto per metterle in ordine.
Comincia così, semplicemente, senza pretese, perché cercando la perfezione credo si rischi troppe volte di restare a guardare…
Comincia così, semplicemente, perché era arrivato il momento: vento in poppa, ora di levare l’ancora.


Perché si chiama così? Perché proprio “Viaggi interiori”? Beh, perché chiunque abbia fatto un viaggio, fosse pure “attorno alla propria stanza”, sa bene che, come ricordava qualcuno, “il vero viaggio di scoperta non consiste nell’esplorare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”…
Ed ecco, credo io di aver visto, come tutti noi del resto, un numero ragguardevole di terre, e che ora sia arrivato, invece, il momento di avere il coraggio di modificare i miei occhi.


Su cosa, mi domanderete?
Beh…Su tutto: dal cornetto e cappuccino la mattina che può trasformarsi in una colazione bio equa e solidale, alla raccolta differenziata che risparmierà tanti alberi di questa piccola grande terra, dal sorriso non più di circostanza rivolto al barbone all’angolo della strada (sì, proprio quello che ci troviamo di fronte ogni mattina, all’ingresso della metropolitana, quando andiamo di fretta e vorremmo solo essere già arrivati a destinazione) alle parole da trovare quando la collera ci prende, e vorremmo avere la possibilità di chiedere “l’aiuto del pubblico” per tirarci fuori dai guai.


E perciò, miei cari compagni di viaggio (interiore o superficiale, reale o immaginario, sconvolgente o ordinario), eccoci qua, a condividere un’avventura.
Perché sì, in verità è per voi che comincia questo blog, per tutti quelli che hanno letto quello che ho scritto in queste ultime settimane, che mi hanno aiutato, ascoltata, incoraggiata. E, soprattutto, che hanno saputo aggiungere brandelli di sogno all’ordinaria quotidianità, che hanno saputo risvegliare in me paesaggi invisibili condividendo con me i loro pensieri, che mi hanno permesso di entrare, in punta di piedi, nei loro mondi segreti, aprendomi la porta delle loro vite.


Beh, ecco, voilà. Credo sia tutto, per stasera: penso di essere stata sufficientemente poetica e prolissa, come mio solito.
No, ecco, un’ultima precisazione: questo blog comincia ora, qualche minuto dopo la mezzanotte di questo quattro maggio, senza un perché in particolare, salvo l’avere, questa sera (sarà colpa dell’ultimo libro appena cominciato??) una frase che mi risuonava meticolosamente per la testa, a mò di mantra. “Non potremo mai dare il permesso ai nostri sogni di realizzarsi se non saremo noi i primi a crederci”…


E con questo, davvero, buonanotte…E sogni d’oro.