martedì 5 giugno 2012

"Are you happy?" parte II


Roma, 10 aprile 2012

Aperitivo in Via dei Serpenti: vita bohémienne nei vicoli della città.
Borsa di pelle beige, vestito a pieghe blu e il suo personale tocco di classe: una collana Chanel.
Un fisico esile  per una volontà di ferro.

Erano passati tre anni dal loro ultimo incontro: Laura la riconobbe subito, ma non vide in lei quella gioia che le aveva sempre invidiato.
Dopo l’università, Marta era salita su un treno di sola andata in direzione Bruxelles.
Fine di un’ amicizia.
Senza una ragione. Almeno apparente.

Archiviati i sogni in un cassetto, la carriera come missione, niente più tempo per loro stesse.
80% della giornata al lavoro, 20% con ragazzi tappabuchi di passaggio, fallaci antidoti contro la solitudine più che veri compagni di vita. Sempre di corsa, mai modo di fermarsi, prendersi un periodo di riposo, farsi quattro chiacchiere o un giro per la città, nella città che le aveva viste crescere ma che avevano sempre visto solo di sfuggita.


“Come va il lavoro?” Era la prima frase che le era venuta in mente, il modo più semplice per rompere il ghiaccio.
“Benissimo: ora mi trasferisco a New York, alle Nazioni Unite. Potrò vivere in un loft e regalarmi una vacanza a Dubai!”.
“Che strano”, si disse Laura, “Marta aveva sempre adorato le case di campagna e i viaggi alternativi in sacco a pelo”.

Per Laura, Marta era quella che aveva il coraggio di essere diversa, di infrangere le convenzioni e “seminare il cambiamento”, sfidando le circostanze per realizzare i propri sogni.
O almeno, questa era la Marta che Laura ricordava.

Marta sognava di lavorare in Africa con le ONG, ma era finita a fare marketing a New York per le Nazioni Unite: forse non aveva trovato quello che cercava.
Oppure aveva cambiato idea.
Donna manager in carriera, piena di soldi ma povera di sogni: un’esistenza ordinaria nella “società del benessere”: Un lavoro prestigioso le aveva davvero dato la felicità?

Adesso, guardando Marta sorseggiare un cocktail e parlarle con aria distratta, Laura si rese conto che lei preferiva la libertà alla sicurezza economica, che sarebbe sempre stata meglio in un monolocale piuttosto che in un loft, che non avrebbe mai voluto essere schiava di un Palazzo di Vetro, fosse pure a New York.


Nessun commento:

Posta un commento